Sinossi
Il racconto è incentrato sulla vicenda di Art Lab, dall’occupazione del 2011 ad oggi, anche se viene privilegiata la storia più recente. Questo arco temporale ha consentito non solo di approfondire il tema e le motivazioni di chi ha scelto di cominciare e portare avanti quell’avventura, ma anche il compiersi di situazioni concrete che hanno segnato un percorso di evoluzione del collettivo. Ogni anno sostanzialmente è segnato da una battaglia importante. Nel 2013 la lotta principale è stata condotta sul versante ambientale, per il blocco di un impianto di incenerimento dei rifiuti, divenuto famoso per la mancata chiusura promessa in campagna elettorale dal Movimento 5stelle.
E’ di giugno 2013 una mobilitazione nazionale in città contro l’impianto, con una buona partecipazione di realtà e centri sociali di altre zone d’Italia, ma con una adesione cittadina limitata, a causa anche della rottura del fronte contrario all’inceneritore. In novembre l’impianto, partito da pochi giorni, è nuovamente sotto attacco. Questa volta attraverso pratiche più conflittuali quali il blocco dei camion all’entrata e “l’invasione†plateale all’interno dell’impianto. Queste azioni dimostrative di fatto non portano ad avanzamenti concreti, ma aiutano a mantenere viva l’attenzione su tutto il discorso relativo allo smaltimento dei rifuti, e all’inquinamento dell’aria. Nel frattempo Art Lab si emancipa da un sistema di alleanze con altri centri sociali all’interno delle quali non si riusciva più a svolgere proficuamente la propria azione. Il camminare da soli, comporta più libertà , ma maggiori responsabilità . E’ ora di riprendere un lavoro sul territorio
Di giugno 2014 è l’azione eclatante che ha visto l’occupazione temporanea di un importante monumento cittadino quale l’Ospedale Vecchio. Tre giorni di dibattiti, incontri concerti che hanno riportato l’attenzione su un monumento vittima di interessi speculativi, e al contempo lasciato al degrado.
La battaglia ambientale non viene comunque messa da parte: il lavoro di inchiesta fatto sull’inceneritore e sull’agire delle multiutilities, porta il collettivo ad avvicinarsi ad un’altra realtà di lotta cittadina, la Rete Diritti in casa. La battaglia sulle utenze, per un minimo garantito, si raccorda così con la lotta per il diritto all’abitare. E’ di ottobre 2014 l’occupazione di un paio di palazzine in Borgo Bosazza, messa in atto per sopperire alle pressanti richieste di un gruppo di famiglie che non trovavano risposta nel welfare cittadino.
Si arriva infine alla battaglia che vede sotto i riflettori lo stesso stabile dove Art Lab si è insediato. Chiunque occupa sa che prima o poi si troverà di fronte al rischio di una sgombero, o alla possibilità di trattare una legalizzazione. L’Università di Parma intende ristrutturare lo stabile, inserendolo in un vasto piano di restyling dei propri immobili. L’offerta di un trasloco in uno spazio a norma non viene valutata dal collettivo positivamente. Art Lab e Rete Diritti in Casa coordinano così una nuova occupazione in uno stabile limitrofo a quello di Art Lab, sempre di proprietà dell’Università , doveva aveva sede un bed and breakfast, la cui gestione era stata fallimentare. Ora Artlab è anche Nomas Hotel, uno spazio dove hanno trovato riparo altre famiglie. La casa degli studenti ribelli diventa ora la stessa di famiglie in stato di indigenza. Si sta per scrivere un nuovo capitolo nella storia di questa città o siamo vicini ad un epilogo?
Questa è la cronologia, ma lo scandire cronologico non tiene conto di quello che avviene appunto all’interno, il dibattere, l’interrogarsi continuo, il progettare, che è anche quello che dentro i fatti non si riesce a leggere, e di cui vuol dare conto “Dentro il collettivoâ€.